Come nasce l’identità di una start-up?
Potrà sembrarti che il tema dell’identità (nome e segni grafici) di un’azienda si ponga principalmente quando questa nasce, invece si pone sempre. E per la verità in modo più ampio e strutturato di quanto in genere si dica in un approccio che equivoca il design.
Infatti, dal punto di vista di marketing (e siamo sempre lì) il nome dell’azienda dovrebbe essere allineato a quello che l’azienda offre ai suoi clienti:
nome –> target –> value proposition
Non importa quale di questi 3 sia stato il tuo punto di partenza, da quale di questi elementi sia partita la tua intuizione, il processo creativo è libero per definizione. Ma il mio consiglio è quello di allineare in ogni caso questi 3 aspetti.
Ecco un caso concreto: eCommerce nel farmaceutico, una start-up vuole entrare in un mercato che cresce (in Italia continua il trend di crescita delle vendite di farmaci online a doppia cifra passando da 383,1 milioni di euro nel 2020 a 437,3 milioni nel 2021).
A questo punto cosa fai? Come al solito, analizzi clienti, concorrenti e azienda (punti di forza e debolezza). Qui non è possibile riportare tutto il lavoro per ovvie ragioni, però un dato cade a proposito per l’argomento che stiamo trattando: tutti i principali player del mercato hanno la parola “farma” o “farmacia” nel proprio nome (e nel proprio dominio).
Quindi si aprivano davanti due possibili alternative e le abbiamo esplorate entrambe.
Cerchiamo un nome che, come per i concorrenti, richiami il settore farmaceutico
Il primo approccio possibile è quello di mettersi in scia ai concorrenti e seguire, cercando un nome che potesse ad un tempo richiamare la value proposition (offerta di farmaci acquistabili online) ed essere in linea con il target.
E, trattandosi di uno store di eCommerce, il cui dominio fosse libero.
Così abbiamo dato il via alla prima fase di brainstorming, messo alla lavagna tutti i valori erogati dalla start-up, fatto tutte le combinazioni possibili con i termini “farma”, “farmacia”, “farmacia online” ecc e verificato la disponibilità di oltre 400 domini.
Risultato: ne abbiamo acquistati almeno 10 che ci piacevano, ma nessuno ci sembrava cogliere lo spirito del committente. Così abbiamo battuto anche la seconda strada.
Qual è l’esperienza che fa il nostro target quando si appresta a comprare un farmaco?
Abbiamo quindi messo da parte l’idea di imitare i nostri concorrenti, di riportare in qualche modo il termine “farmacia” nel nome e abbiamo deciso di seguire una strada diversa, di ripercorrere l’esperienza del nostro utente quando compra farmaci.
A quel punto abbiamo iniziato a collezionare (proprio materialmente) gli elementi conn cui veniva a contatto: prescrizioni scritte a mano (la grafia dei medici è quasi sempre incomprensibile), scatole di farmaci che sul bianco hanno le indicazioni e poi rassicuranti colori pastello, pillole in blister e flaconi; anche le ricette rosse che, sebbene prevedano farmaci non acquistabili online, fanno comunque parte dell’esperienza complessiva.
Abbiamo aperto ognuno il cassetto dei farmaci a casa e toccato con mano cosa vi conserviamo.
Ancora una volta, a partire da questi elementi esperenziali, abbiamo dato vita ad una fase di brainstorming in cui stavolta erano gli elementi evidenziati ad essere combinati in vario modo alla ricerca di un nome che ci piacesse, comunicasse elementi della value proposition e avesse un dominio libero.
Alla fine ha vinto blisterix e potevamo ora dedicarci alla definizione degli elementi dell’identità visiva dell’azienda. Curioso? Scopri come è andata a finire.
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