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Le applicazioni che aiutano le aziende a informatizzare, una vista sulla singola impresa

Nei post precedenti abbiamo visto, nell’ordine: quanto sia basso il livello di informatizzazione delle PMI italiane, 4 macro-scenari che “danno un volto” alle statistiche, indicato una roadmap di sviluppo che, a partire dai singoli macro-scenari, motiva le aziende a muoversi.

Ma quali sono poi le tipologie di applicazioni su cui concretamente le aziende possono investire per compiere il percorso di informatizzazione che consenta loro di cogliere le opportunità di business promesse?

Quali sono le motivazioni per l’informatizzazione delle imprese italiane

Come più volte detto, la roadmap per l’informatizzazione delle PMI illustrata sopra è una generalizzazione comoda per individuare macro-situazioni tipiche, va da sè che ogni caso è specifico e le considerazioni qui svolte dovranno essere declinate sui singoli progetti.

Ma se qui accettiamo di continuare sul ragionamento astratto, possiamo descrivere le esigenze e le aspettative più frequenti che motivano le aziende a spostarsi nelle varie tappe della roadmap.

La roadmap dell’informatizzazione delle PMI in Italia, 4 possibili scenari

Le aziende sono molto diverse tra loro non solo in termini dimensionali e di settori economici di appartenenza (con le relative dinamiche interne che abbiamo raccontato) ma anche in termini di persone, territori, concorrenti da affrontare ecc.

Per capire quanto sia difficile generalizzare, basti pensare che l’innovazione tecnologica necessita della sensibilità del management che la ponga come priorità e della competenza del personale che la applichi nel quotidiano. Ed ovviamente le persone in azienda sono tutte diverse, uniche. 

Il percorso di informatizzazione delle PMI, qual è lo stato dell’arte?

La tecnologia può aiutare le imprese a guadagnare di più ma il livello di informatizzazione varia molto tra loro. Se si osservano i dati ISTAT (in tabella sotto), per esempio, si può notare come l’incidenza percentuale di 7 tra i principali indicatori dell’informatizzazione sia spesso molto bassa.  

Per esempio, la percentuale di imprese con un sito web o almeno una pagina su Internet è di solo il 74%; sembra alta ma se si pensa che per soddisfare il requisito sarebbe sufficiente una singola pagina su Facebook, ci si sarebbe aspettato un valore prossimo al 100%.

L’IA in azienda, da funzione assistente a funzione guida

L’intelligenza artificiale sta trasformando in modo molto rapido il mondo in cui viviamo ed ovviamente, rispetto alla prospettiva da cui scriviamo qui, il modo in cui le aziende operano e competono: le nuove tecnologie offrono strumenti sempre più potenti in grado di svolgere compiti, elaborare dati per estrarre informazioni, automatizzare processi che fino a poco tempo fa erano inimmaginabili.

E’ difficile immaginare oggi quale sarà l’esito di questo sviluppo impetuoso e veloce, della rivoluzione che è appena iniziata. Allo stesso tempo, uno sforzo in tal senso va fatto per non subire il cambiamento.

Le strategie future dell’UE sull’IA

Al We Make Future di Bologna, Lucilla Sioli, direttrice dell’IA Office e tra le redattrici dell’IA Act dell’UE, ha discusso delle strategie future dell’Unione Europea in merito all’intelligenza artificiale. Il punto di vista emerso è tutt’altro che scontato e, in molti aspetti, condivisibile.

La premessa di ogni ragionamento è chiara: l’UE vuole sviluppare una propria IA per giocare un ruolo da leader mondiale. Questo punto di partenza non è affatto scontato, considerando che USA e Cina sono all’avanguardia nel settore. Tuttavia, l’Europa non intende dare per persa la battaglia e punta a essere protagonista.

L’intelligenza artificiale e i suoi 5 impatti

Al We Make Future di Bologna, il 13 e 14 giugno, abbiamo assistito a molti seminari sull’intelligenza artificiale. Tra questi, uno dei più interessanti è stato quello di Miriam Bertoli, che ha identificato cinque aspetti chiave su cui l’IA impatta maggiormente nel settore della comunicazione e del marketing:

  • la distribuzione del budget;
  • la specializzazione sui prompt;
  • la tecnologia;
  • la scelta tra internazionalizzazione e outsourcing;
  • la spinta alla personalizzazione.

Questi spunti, seppur sviluppati in breve tempo durante un seminario, meritano una riflessione più approfondita.

Le potenzialità dei paesi in via di sviluppo

Quali sono i paesi in via di sviluppo e perché è tanto importante conoscerli a fondo? Gli sbocchi che possono aprirsi dinanzi alle imprese italiane sono molteplici. 

Nel 2024, i paesi in via di sviluppo comprendono gran parte dell’Africa, dell’Asia meridionale e sudorientale, e dell’America Latina. Tra questi, spiccano nazioni come India, Nigeria, Indonesia, Bangladesh, Vietnam, Turchia e Kenya.

Generazione Z: gli acquirenti del futuro

Nati dal 1996 al 2010, i nuovi clienti della generazione Z sono il futuro degli e-commerce e degli acquisti negli store fisici grazie alla loro capacità di essere always-on.

Diverse associazioni e brand da qualche anno stanno guardando con molta attenzione ai nuovi adulti, capaci di influenzare gli acquisti anche dei propri genitori e cerchia di conoscenze appartenenti alla generazione Millennials e Boomer.

Non conosci ancora quali sono i tratti caratteristici dei clienti del domani? 

Te li spieghiamo noi.

I pilastri del Made in Italy: settore Alimentare. Perché è così venduto all’estero?

Il marchio “Made in Italy” è trainato da quattro settori fondamentali per cui all’estero farebbero follie: alimentare, arredamento, abbigliamento e automotive. Concentrandoci sul comparto agroalimentare, questo rappresenta uno dei principali settori dell’export italiano ed è anche tra i più contraffatti, soprattutto negli Stati Uniti d’America.

I principali prodotti agroalimentari italiani venduti all’estero includono vino, formaggi, pasta, salumi, caffè e olio, simboli dello stile di vita e della cucina italiana, associata spesso a qualità e salute, anche sulla scorta della rinomata dieta mediterranea. Ma non mancano prodotti dolciari, come il cioccolato.