Siti veloci rendono gli utenti felici

“Faster sites create happy users”. Con queste parole Google, nel 2010, dichiarò apertamente e in maniera inequivocabile che, per stabilire il ranking dei risultati di ricerca, avrebbe tenuto conto della velocità di un sito, cioè della velocità di caricamento delle pagine.


Il criterio è ragionevole, tempi di caricamento lunghi peggiorano l’esperienza di navigazione dell’utente.

Con conseguenze negative per le aziende: aumentano i tassi di abbandono, crollano tempo di navigazione e numero di pagine visitate, si abbassa il tasso di conversione. Un disastro, come tutti coloro che si occupano dei siti aziendali sanno!

Bing e Google Search hanno condotto esperimenti sugli effetti della velocità di caricamento: hanno deliberatamente rallentato i risultati di ricerca per verificare il comportamento degli utenti e quanto le prestazioni incidessero sulle vendite dei propri spazi pubblicitari.

Ebbene: Bing dichiara che un aumento di 2 secondi al caricamento della pagina diminuisce dell’1.8% il numero delle ricerche fatte dall’utente e una riduzione delle revenue di ben il 4.3%.

Google Search, invece, rallentando di soli 400 millisecondi i tempi di ricerca ha sperimentato un decremento delle ricerche per utente dello 0.59% .

Entrambi, poi, hanno verificato che, anche ripristinando i tempi di caricamento standard, persisteva un peggioramento delle ricerche effettuate dello 0.21%. A dimostrazione che un’esperienza di navigazione negativa ha effetti anche a lungo termine, costringendo alla rincorsa per recuperare il terreno perduto.

Google ha arricchito l’esperimento compensando il ritardo con la qualità: ha aumentato il numero di risultati di una ricerca da 10 a 30 (potenzialmente più utili). Ma anche in questo caso, per il solo fatto che il tempo di caricamento fosse aumentato di mezzo secondo, si è registrata una riduzione degli introiti pubblicitari di ben il 20%!

eCommerce

Ha fatto storia la dichiarazione di Amazon del 2009: ogni 100 millisecondi di ritardo comporta una perdita delle vendite dell’1%. Detto in altri termini, un secondo di rallentamento nel caricamento delle pagine fa perdere il 10% di vendite!

Sempre in ambito eCommerce, Walmart ha dichiarato un incremento del 2% nelle conversioni per ogni secondo di miglioramento dei tempi di caricamento delle pagine; al contrario, i tassi di conversione crollano al passaggio da 1 a 4 secondi dei tempi di caricamento.

Tagman, in un altro studio recente ha dimostrato che 1 secondo di ritardo nel caricamento di una pagina riduce del 7% le vendite online.

Uno studio condotto da Akamai/Forrestern ha dimostrato che il 79% degli utenti che ha registrato tempi di caricamento alti è meno portato ad effettuare altri acquisti sullo stesso sito.

Addirittura, il 27% degli utenti che sperimenta cattive performance online è poco invogliato ad effettuare acquisti nei negozi fisici. A dimostrazione che la velocità di caricamento di un sito impatta non solo sulla reputazione online ma anche su quella offline!

Mobile

Nel contesto mobile, dove la connessione ad Internet è di solito più lenta rispetto a quella di casa, come rivela uno studio condotto da Gomez, si arriva al paradosso: la maggior parte degli utenti si aspetta tempi di caricamento più bassi di quelli ottenuti sui propri desktop.

Questo grafico dimostra quanto gli utenti desktop siano molto più pazienti di quelli mobile.

Come migliorare i tempi di caricamento

Se il sito della tua azienda si carica lentamente, perdi utenti. Inoltre (come Bing e Google dimostrano), la perdita è a lungo termine ed è necessario, successivamente, lavorare al recupero.

Se il tuo sito vende online, poi, le cattive performance non si traducono solo in un danno d’immagine (già gravissimo) ma anche in minori vendite (più facili da quantificare). Sia online che offline!

Come evitare che prestazioni scadenti vanifichino gli sforzi effettuati per realizzare il migliore dei siti e degli eCommerce? Come preservare gli investimenti pubblicitari (annunci sponsorizzati, campagne di email marketing, attività di SEO) evitando che gli utenti faticosamente conquistati abbandonino il tuo sito per la sua lentezza?

La risposta è … nel metodo e nella soluzione!

Il metodo è l’analisi, che nello specifico indaga le performance del sito, le misura con precisione, mette in evidenza le priorità su cui intervenire (si chiama RUM – real user monitoring).

La soluzione (principale) è l’hosting! Se il server dedicato al sito è in grado di garantire ottime performance, il più è fatto (e dovrebbe bastare nella maggior parte dei casi). Ovviamente, gli interventi tecnici per migliorare le performance di un sito sono anche altri, ma oltre un certo livello di complessità (e costi) è necessario valutarne i benefici.

L’hosting, invece, è una scelta obbligata per tutti: stai ancora pensando a soluzioni low cost a riguardo? Noi le sconsigliamo e i motivi sono detti sopra. Per quanto ci riguarda, abbiamo scelto il miglior data center del mondo: Amazon!

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