A cosa serve la newsletter?

Quante volte ci ritroviamo ad aprire la nostra casella di posta da computer o smartphone? La maggior parte di noi controlla la posta elettronica almeno una volta al giorno sia che si tratti di una mail di lavoro o personale.

Nonostante i social occupino di fatto una posizione di rilievo in un mondo iperconnesso, l’invio di newsletter – che rappresenta uno dei primissimi strumenti di comunicazione digitale – si conferma ancora uno dei più potenti.

Perché? Semplice, garantiscono comunicazioni rapide ed efficaci.

La newsletter permette una comunicazione “uno a uno” ed è estremamente utile sia per l’invio di messaggi promozionali proprio perché legati a un prodotto, servizio o evento sia di tipo informativo allo scopo di mantenere vivo il dialogo verso clienti attuali e potenziali tali.

Il punto di partenza è conoscere il pubblico destinatario del nostro messaggio e le sue abitudini. Tutto qui? certo che no!

Continua a leggere per scoprirne i vantaggi (che finora non avevi considerato) e capire come misurarne i risultati!

Tra le innumerevoli ragioni per cui, soprattutto le PMI, decidono di affidarsi a questo strumento di comunicazione segnaliamo la possibilità di:

  • incrementare il traffico sul sito;
  • comunicare la presenza di nuovi contenuti così come il lancio di un nuovo prodotto o linea;
  • programmare l’invio di messaggi tenendo viva l’attenzione dell’utente e delle persone iscritte alla tua lista verso il brand e/o prodotto;
  • avere accesso a dei report dettagliati sulle aperture e i clic effettuati;
  • affidarsi ad uno strumento economico (costo tecnologia irrisorio) e conveniente con attività tracciabili e misurabili.

Spazio ai dati

Nell’era della digitalizzazione è impossibile fare business senza inviare newsletter ma facciamo parlare i dati.

Secondo una ricerca condotta da The Radicati Group (2021), sono 4 miliardi gli utenti che usano le email come mezzo di comunicazione giornaliero (il 51% circa della popolazione globale).

Qual è il dato più interessante? Il numero di utenti che usano le email passerà dai 4,147 miliardi del 2021 ai 4,594 miliardi nel 2025 registrando una crescita annua del 3%.

I principali KPI da tenere d’occhio

Ogni strategia che si rispetti per funzionare necessita di tentativi e nel caso specifico questo richiederà capacità di:

  • sperimentare nuovi contenuti nel tempo;
  • curare l’anteprima (oggetto, pre-header);
  • modificare lo stile comunicativo;
  • cambiare frequenza, giorno e ora di invio.

A questo proposito è di fondamentale importanza monitorare, almeno una volta al mese e con attenzione i KPI (Key Performance Indicator), cioè i parametri che ci consentono di capire se la newsletter ha avuto successo o meno.

Ci soffermeremo qui su tre delle principali metriche di base che dovremmo imparare a  conoscere, seguire e analizzare senza mai perdere di vista una visione di insieme e di lungo periodo prima di raggiungere i tuoi obiettivi di web marketing.

E se quello a cui abbiamo pensato non dovesse funzionare?

Nella migliore dell’ipotesi basterà aggiustare il tiro e provare qualcosa di nuovo oppure cambiare strategia.

CTR – Click through rate

Il Click through rate rappresenta il rapporto tra il numero di clic su elementi come link o CTA e il numero di email consegnate, monitorando altrimenti l’efficacia delle nostre campagne di email marketing.

Secondo una ricerca che mette in luce le metriche delle email a livello globale divise per paese, in Italia il tasso di click medio è del 3,35%.

È fondamentale monitorare questo dato per capire:

  • la percentuale di persone che non solo hanno aperto una nostra campagna ma hanno effettivamente cliccato un link o immagine;
  • quanto siamo riusciti a incuriosire la nostra lista di contatti invogliando altrimenti a visitare il nostro sito o blog oppure a soffermarsi sui contenuti esterni che abbiamo selezionato per loro. 

Tasso di apertura – Open Rate

Il tasso di apertura è il rapporto tra le email aperte dai tuoi contatti e il numero totale di email consegnate.

“In sintesi, se consegniamo un messaggio a 1000 contatti e viene aperto da 500 contatti, il tasso di apertura sarà del 50%”.

Interpretare questa metrica al meglio ci permette soprattutto di valutare:

  • la qualità e il coinvolgimento della tua lista contatti;
  • la pertinenza dell’oggetto dell’email (la prima cosa che un iscritto vede e probabilmente anche l’unica);

Più aperture vuol dire più persone che leggono il tuo messaggio, disponibili a comprare da te e predisposti a divenire clienti fidelizzati.

Bounce Rate

È certamente vero che una bassa frequenza di rimbalzo va tenuta in considerazione come parametro importante per una data pagina.

Tuttavia, questo valore non dovrebbe mai essere valutato singolarmente bensì considerare il suo legame con altre metriche in una visione d’insieme.

Coloro che possiedono un eCommerce – un mercato che, come evidenziato in un precedente post continua a crescere – condividono il desiderio che il visitatore del proprio sito si addentri maggiormente e prenda in considerazione le nostre offerte.

Numerosi sono i motivi per cui ci si deve aspettare un’alta frequenza di rimbalzo, questo potrebbe significare che:

  • il visitatore ha trovato esattamente ciò che cercava (nella migliore delle ipotesi);
  • il tuo sito ha un tempo di caricamento da moviola;
  • disponi di contenuti di scarsa qualità o non ottimizzati;
  • mancata coerenza tra contenuto e parola chiave generica con cui è posizionato.

Diversamente, se il nostro caro amico Google Analytics ci informerà di un frequenza di rimbalzo alta in homepage, questo potrebbe voler significare che i nostri utenti non vengono correttamente esortati all’azione e toccherà quindi cambiare strategia.

Nota bene

Per fare sì che la tua newsletter funzioni davvero le comunicazioni non devono essere mai invasive.

È opportuno per questo richiedere con anticipo il permesso, inviando ai tuoi contatti una mail di opt-in in cui si invita a ricevere comunicazioni commerciali e magari offrendo loro qualche beneficio come ad esempio uno sconto per il primo acquisto.

Diversamente inviare email massivamente a persone che non hanno mai richiesto di ricevere le tue email significa fare spam, che – oltre a non generare risultati – è illegale.

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