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D’Amico, una sfida avvincente

Capitano a volte, nel lavoro di tutti i giorni, momenti speciali, in cui fare bene quello che si sa fare è solo una parte di ciò che ci è richiesto, perché la sfida che ci sta di fronte richiede di più. E’ il caso di D’Amico, un’azienda bellissima, solida, grande, in cui la proprietà è innamorata del proprio lavoro, ci mette tutta la passione e questo produce bilanci in attivo e crescita.

Il ragionamento fatto con loro è stato questo: l’eCommerce cresce del 20% annuo in Italia e il food in particolare è passato dallo 0,5% al 3% del totale in un anno solo: lavoriamo affinché questo trend diventi un’opportunità per l’azienda. Sapendo che chi si muove prima, impara prima a sfruttare le opportunità.

Bello lavorare per Passalacqua

Il mondo del caffè è bellissimo, entusiasmante, meravigliosamente materico, così vicino ma allo stesso tempo evocativo di luoghi lontanissimi da noi, culture a confronto. Se a tutto questo si aggiunge la possibilità di lavorare per un marchio storico della propria città …

Passalacqua è così, una storica torrefazione napoletana attiva da 70 anni, “70 anni di straordinario aroma ottenuto selezionando le miscele più pregiate di arabica e robusta provenienti da tutto il mondo. Una tradizione giunta intatta fino alla quarta generazione

eCommerce e le imminenti sfide del mercato

Nel mondo 1 miliardo e 300 milioni di persone comprano online (su complessivamente 2,8 miliardi di persone connesse ad internet) con una penetrazione rispetto al totale vendite retail del 7% (l’8% in Europa, il 5% in Italia – leggi tutti i dati aggiornati sull’eCommerce 2016 in Italia).

Si tratta di un canale di vendita così pervasivo ed in rapida crescita da non poter essere approcciato come fosse una mera questione di tecnologia. Quali sono, quindi, le sfide che i vendor affronteranno nei prossimi mesi o anni?

eCommerce: dati 2016 in Italia

Il 18 e 19 maggio si è tenuto a Milano l’eCommerce Forum 2016 e noi ovviamente c’eravamo. Ecco una rassegna di dati aggiornati, primo fra tutti quello dimensionale sul valore della domanda: 19.282 milioni di euro per una crescita del 17%.

Messaggio alle imprese 1 – l’eCommerce continua a crescere a 2 cifre, gli italiani comprano online; se non entri ora, quando?

Qapp, un’applicazione per ricerche di mercato accessibili anche alle PMI

Ho conosciuto Matteo Marchini (il secondo da sinistra) qualche anno fa, quando mi ha parlato per la prima volta della sua idea. A me parve che l’idea fosse molto interessante (da responsabile marketing, la promessa di poter raccogliere velocemente l’opinione dei miei clienti o fare ricerche di mercato con budget ragionevoli mi allettava molto).

(da sinistra: Saverio Lavalle, Matteo Marchini, Alessandro Garulli, Paolo Braga e Luciano Corinti)

Lavorammo ad una prima proposta di intervento che non andò a buon fine: per ragioni di budget, Matteo preferì affidare lo sviluppo del prototipo ad un altro team. Meetweb ha, invece, sviluppato la successiva versione commerciale dell’applicazione, attualmente online qui http://www.qapp.it/it.

Matteo, fin qui ho descritto correttamente la vostra applicazione o c’è dell’altro?

Quante proposte grafiche occorrono per un buon sito web?

Se si chiede ad un cliente quante proposte grafiche desidera per il nuovo sito web, la risposta più frequente sarà 3. Ma la domanda è posta male e la risposta che ne consegue non può che essere fuorviata.

Anche la domanda se si preferisce un approccio personalizzato oppure un approccio standard è sbagliata, perchè senza conoscerne le implicazioni, siamo tutti propensi ad un approccio personalizzato (il più spesso è percepito come migliore del meno).

La prima notizia è che un approccio personalizzato fa a cazzotti con le 3 proposte quindi, se tratto in inganno da domande mal poste hai risposto “vorrei 3 proposte, vorrei un approccio personalizzato”, sei già ai confini della realtà.

La seconda notizia è che più carne si mette a cuocere, maggiore sarà il budget, quindi è possibile anche l’impossibile, ma a patto che tu sia disposto a spendere di più (la percepisci ancora come la strada migliore, adesso?).

La metà degli italiani compra online

Il 48% degli italiani (per la precisione) ha comprato online qualcosa almeno una volta nell’ultimo mese. Se non siete stati voi, è stato chi vi siede a fianco in questo momento. L’eCommerce è una realtà che fa ormai parte del nostro quotidiano (ma lo dicevano già i dati di fatturato).

Lo stesso avviene nel resto del mondo: in Regno Unito, Germania, Francia e Spagna (solo per restare all’Europa) la percentuale di acquirenti online è del 77%, 74%, 64% e 57% rispettivamente.

L’eccellenza non è l’unica via. E comunque non è per tutti.

Ecco, l’ho detto. Lo so che una delle frasi che si sente ripetere più spesso è che bisogna puntare all’eccellenza, che bisogna puntare ad una user experience di altissimo livello per soddisfare utenti sempre più esigenti che altrimenti ci lasciano.

A dire il vero, però, non è quello che si riscontra in giro, nemmeno nelle grandissime aziende, che pure funzionano lo stesso. Prendete l’app mobile di TIM: tutti i suoi abbonati la usano, tra le altre cose, per ricaricare le proprie prepagate.

Quale occasione migliore per una grande azienda per concentrare qui gli sforzi su una user experience eccellente? Per esempio, registrando il numero di carta di credito (come fa Amazon) e rendere più veloce (per milioni di utenti) un’operazione che si ripete anche più volte al mese; o, ancora, ricordando l’opzione di ricarica preferita del singolo utente.

E invece? Invece niente: ogni volta, si apre su un taglio di 50€ per la ricarica (che non è il mio preferito) e devi inserire nuovamente i tuoi (soliti) dati di carta di credito.

Come sviluppiamo i progetti di nuovi social network?

E’ comune opinione che un nuovo social network, una nuova app mobile, una start-up digitale, parta dall’idea e si sviluppi in fasi (prototipo, beta, modello di business, moltiplicazione con l’aiuto di un venture capitalist) ognuna caratterizzata da obiettivi specifici.

Ok, ma come sviluppi prototipo, beta e sue evoluzioni alla ricerca del modello di business? Quando il punto di partenza è un’idea astratta, mutevole, non collaudata, la risposta non è così semplice.

Nei progetti complessi, infatti, il tradizionale approccio sequenziale di Analisi-Progettazione-Sviluppo-Collaudo non funziona: alcune cose hanno bisogno di essere verificate strada facendo e magari cambiate, senza aspettare la fine del progetto.

Esiste un approccio alternativo che funziona meglio: si chiama Agile Software Development ed è la strada migliore per sviluppare progetti complessi come nuovi social network, start-up digitali, applicazioni e così via.