Il percorso di informatizzazione delle PMI, qual è lo stato dell’arte?
La tecnologia può aiutare le imprese a guadagnare di più ma il livello di informatizzazione varia molto tra loro. Se si osservano i dati ISTAT (in tabella sotto), per esempio, si può notare come l’incidenza percentuale di 7 tra i principali indicatori dell’informatizzazione sia spesso molto bassa.
Per esempio, la percentuale di imprese con un sito web o almeno una pagina su Internet è di solo il 74%; sembra alta ma se si pensa che per soddisfare il requisito sarebbe sufficiente una singola pagina su Facebook, ci si sarebbe aspettato un valore prossimo al 100%.
Se si pensa al commercio elettronico, poi, l’indicatore della vendita on-line via web e/o sistemi di tipo EDI scende addirittura al 19% in media, un valore basso in assoluto. (Non è un caso che il report sul commercio elettronico di Casaleggio Associati, recentemente presentato al WMF di Bologna, mostri come i principali player del mercato siano stranieri).
Se ci riferiamo alle imprese nelle singole classi di addetti, notiamo come la crescita dimensionale si accompagna ad una maggiore incidenza degli investimenti IT, quasi a suggerire un percorso: quale sia il nesso di causa ed effetto, se sono gli investimenti IT a favorire la crescita o, viceversa, solo dopo la crescita acquisita si possano fare, c’è un’ampia letteratura cui rinvio. (Spoiler: gli investimenti IT favoriscono la crescita).
Preciso che i dati sintetizzati in tabella si riferiscono alle imprese con almeno 10 dipendenti, così da tenere fuori le microimprese e le partite iva aperte dal singolo professionista: stiamo cioè parlando delle PMI, pilastro dell’economia italiana che genera il 41% del fatturato nazionale (Fonte: Report Innovazione Digitale nelle PMI, giugno 2022), il 38% del valore aggiunto ed il 34% degli occupati.
Naturalmente i 7 indicatori scelti dall’ISTAT rappresentano una sintesi estrema. Il Digital Economy and Society Index (DESI) è un indice composto invece da ben 33 indicatori raccolti in 4 dimensioni principali: capitale umano, connettività, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali.
Fu introdotto dalla Commissione Europea nel 2014 per misurare i progressi dei Paesi europei in termini di digitalizzazione dell’economia e della società, al fine di convergere verso un unico mercato digitale.
Nonostante i miglioramenti dei servizi digitali che abbiamo constatato come cittadini da parte della PA e dell’indubbia spinta all’IT data dal Covid, l’Italia occupa ancora la 18a posizione (figura sotto): recuperiamo 4 posizioni rispetto alla precedente rilevazione ma c’è tanta strada da fare.
Insomma, che si osservi dal punto di vista dei 7 indicatori dell’ISTAT o dai 33 del DESI (O dai 109 del Digital Maturity Indexes – DMI, che include ed estende i 33 indici che formano il DESI.), sembra evidente che le imprese Italiane abbiano ancora molta strada da fare in termini di informatizzazione rispetto alle aziende di altre nazioni (Spagna 7a, Francia 12a, Germania 13a, tutte sopra la media UE).
Ma quale percorso compiere per colmare il gap di informatizzazione e cogliere le opportunità che ne derivano in termini di efficientamento dei costi, maggiori ricavi, maggiori dati disponibili, nuovi servizi attivabili? Esiste una possibile roadmap per l’informatizzazione delle PMI.
Articoli correlati
- Quali incentivi e finanziamenti nel 2024?
- Le applicazioni che aiutano le aziende a informatizzare, una vista sulla singola impresa
- Quali sono le motivazioni per l’informatizzazione delle imprese italiane
- La roadmap dell’informatizzazione delle PMI in Italia, 4 possibili scenari
- Il nuovo viaggio phygital del cliente 2024
- Cybersecurity: impatti e strategie per la protezione dei dati
- Moda Made in Italy: sfide e successi 2024
- Ecommerce e sostenibilità è possibile?
- L’arrendamento Made in Italy: un simbolo di eleganza globale
- Il sito avvia processi, il caso di Comufficio