Applicazioni mobili native e web: quale fa per la tua azienda?
In queste pagine è stato scritto più volte: l’uso di dispositivi mobili per accedere al web è in continua ed inarrestabile crescita, ed è destinato a superare l’uso dei classici computer desktop. Non lo diciamo noi: le ricerche che comprovano questo trend si sprecano in tutto il mondo.
Per chiunque utilizza il web come strumento di business è imperativo fare i conti con questa tendenza: bisogna essere pronti a presentarsi a tutti i propri (potenziali) clienti anche su uno smartphone o un tablet.
Le applicazioni.
Foto di Cristiano Betta
Quando si dice smartphone si pensa iPhone, quando si dice tablet si pensa iPad. Non si può negare che i dispositivi della Apple siano stati il carburante dell’impressionante sviluppo del traffico web in mobilità, così come non si può negare la portata rivoluzionaria dell’App Store e delle applicazioni. Le applicazioni sono uno strumento di “dialogo” tra una società e i suoi clienti (sia che questo dialogo consista nell’aggiornare la propria bacheca su Facebook, nell’acquistare un paio di scarpe o nel comprare un biglietto aereo).
Applicazioni native e applicazioni web.
Le applicazioni native vengono scaricate da uno store ed installate sul proprio smartphone/tablet. Sono legate a doppio filo al sistema operativo per cui vengono sviluppate: un’applicazione sviluppata per iOS (cioè il sistema operativo di iPhone/iPad) non può funzionare su un Android (gli smartphone commercializzati da Google) e viceversa. La logica è la stessa per cui un software desktop realizzato per Mac non può funzionare su un PC.
Le applicazioni web invece sono direttamente accessibili attraverso i browser del dispositivo (equivalenti di Internet Explorer, Firefox, Chrome, ecc.), e poiché tutti i browser “parlano la stessa lingua”, cioè l’HTML, le applicazioni web funzionano indipendentemente dal sistema operativo installato.
Da questa principale differenza ne emergono delle altre, riassunte nella seguente tabella, che approfondiremo in seguito:
La compatibilità.
Come già spiegato, le applicazioni native sono compatibili solo con il sistema operativo per cui sono state sviluppate. Forse fino a qualche tempo fa sarebbe stato sufficiente realizzare solo un’applicazione per i dispositivi della Apple, ma i dati ci dicono che gli Android di Google guadagnano una fetta di mercato sempre maggiore: ad Agosto 2011 il 43% degli smartphone venduti negli USA erano Android. Non bisogna poi dimenticare altri operatori del mercato mobile come Microsoft, BlackBerry, Nokia, ecc., ciascuno dei quali conta un sistema operativo diverso.
Per raggiungere tutti i propri potenziali clienti bisognerebbe allora sviluppare una versione per ciascuno degli operatori più diffusi. Questo significherebbe creare delle “repliche” della stessa applicazione, con conseguente moltiplicazione dei costi di realizzazione e manutenzione di tutte le varie versioni.
Le applicazioni web sono compatibili con tutti i dispositivi, sia a livello di contenuti che di interfaccia (grazie al responsive web design).
La vendita sugli store.
Le applicazioni native sono assoggettate al modello dell’app store. Ciò vuol dire:
- che l’applicazione dev’essere approvata per la vendita dallo store;
- che il download e gli aggiornamenti dell’applicazione sono operazioni “a carico dell’utente”;
- e che bisogna tenere conto di eventuali trattenute sui guadagni ricavati in-app, cioè dalle vendite di prodotti (e qui per prodotti s’intende anche per esempio l’abbonamento ad una rivista) realizzate per mezzo dell’applicazione. L’App Store di Apple trattiene ben il 30% su ogni vendita.
Le applicazioni web sono libere da restrizioni, sia di policy che di guadagno, se non da quelle volute da chi le commissiona; e vengono aggiornate dagli sviluppatori, senza che l’utente debba far nulla.
L’esperienza utente.
Le applicazioni native hanno però dei vantaggi su quelle web. Proprio in virtù del fatto di essere sviluppate appositamente per il sistema operativo su cui vengono installate, sono più veloci e performanti, e si possono avvalere di altri strumenti nativi del dispositivo (fotocamera, gps, rubrica, ecc.) per offrire funzionalità più ricche all’utente. In più, una volta installate l’utente può accedervi anche in assenza di una connessione Internet.
Con l’affermarsi dell’HTML5, cioè la nuova versione del linguaggio HTML con cui vengono scritte le applicazioni web, però, le applicazioni native potrebbero gradualmente perdere questi vantaggi. L’HTML5 infatti sopperisce a molti dei problemi sopra elencati: grazie a tecnologie quali l’appcache e il local storage è possibile ottimizzare la velocità delle applicazioni web e farle funzionare anche offline (come spiegato in questo post). Inoltre, l’HTML5 offre strumenti finora non disponibili, come la geolocalizzazione, che possono competere con analoghe funzionalità native dei dispositivi.
Applicazioni native o applicazioni web?
Cosa scegliere, allora? Non c’è una risposta giusta per tutti. Dipende dalle caratteristiche dello specifico progetto. In definitiva si può dire però che le applicazioni web sono di gran lunga più flessibili ed evidentemente più accessibili a chi non ha un budget tale da potersi permettere di realizzare più versioni della stessa applicazione, e quindi forse sono preferibili a meno di particolari esigenze (ad es. che l’applicazione che si desidera realizzare richieda necessariamente l’uso della fotocamera del dispositivo, ecc).
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