Newsletter periodiche per i tuoi clienti

Le email sono ancora tra gli strumenti di marketing più efficienti al mondo. Significa che facendo il rapporto tra il riscontro ottenuto dai destinatari (misurabile) e il costo sostenuto per inviarle (ormai bassissimo), la percentuale di ritorno che se ne ottiene è assolutamente vantaggiosa.

fonte: econsultancy.com/blog

Perché allora continuiamo a ricevere e-mail non professionali?

Nonostante l’efficienza dimostrata, continuiamo tutti a ricevere e-mail poco professionali: nessuna cura per il design, senza link per cancellarsi (violazione della privacy), a volte con indirizzi in chiaro (violazione privacy e pressappochismo), a volte con pesanti allegati (che potrebbero invece essere sostituiti da landing page dedicate e relative call to action).

In pratica, siamo ai limiti dello SPAM. Perché?

Da qualche tempo conduco un’indagine (non statisticamente rilevante, ammetto): per ogni e-mail non professionale che ricevo, rispondo chiedendo (dopo i ringraziamenti del caso), perché non usano una piattaforma professionale di invio newsletter.

Ecco le risposte ricevute (non molte, a dire il vero, quindi prendetelo come un elenco non esaustivo e senza frequenze):

  • siamo una piccola organizzazione (ditta, impresa ecc) e non disponiamo dei fondi necessari (concentriamo i nostri fondi sul core business, su altri progetti, ecc … );
  • non facciamo uso della newsletter in modo continuativo;
  • non abbiamo personale che possa occuparsene;
  • aggiungo per esperienza sul campo la non conoscenza di soluzioni professionali.

Per fortuna nessuno risponde “perché è inutile”. E del resto, il fatto stesso di inviare un’e-mail significa che il mittente crede possa venirne un beneficio.

Il punto, insomma, è il timore che costi troppo. O, per impostare meglio la questione, se una piattaforma professionale per invio newsletter aumenti i benefici più di quanto aumenta i costi.

Migliorare la propria immagine

Uno dei motivi principali per utilizzare una piattaforma di newsletter è quello di migliorare la propria immagine. Per convincersi di questo secondo me è sufficiente osservare se stessi come destinatari di newsletter: quelle belle, curate, pulite ci sembrano professionali, le altre no.

Quanto tempo dedicheremo loro non conta, l’impressione buona o cattiva è già stata data, dura un attimo. Se vi va di dare una brutta impressione di voi e della vostra impresa, sentitevi liberi.

Però poi chiedetevi se vale la pena fare lo sforzo di pensare un’e-mail, scriverla al meglio e spedirla a tutti … per fare una brutta figura.

Misurare i benefici

Un secondo motivo è quello della misurabilità dei risultati. Si possono misurare molte cose ma concentriamoci sui 2 parametri di base: tasso di apertura e tasso di click.

  1. il tasso di apertura misura la percentuale di utenti che ha visualizzato l’e-mail che gli avete inviato;
  2. il tasso di click misura la percentuale di coloro che, dopo aver visualizzato l’e-mail, si prende anche la briga di cliccare su un link di approfondimento.

Se avete una mailing-list di 1.000 destinatari con un tasso di apertura del 20%, significa che ogni volta che inviate la vostra newsletter, 200 destinatari la vedono e 800 no. Se il tasso di apertura è del 10%, significa che su 200 che l’hanno vista, solo 20 hanno cliccato su uno o più link.

Che sia poco o molto dipende dal vostro business (magari vendete ville di lusso e 20 persone interessate è un risultato che vi farà guadagnare milioni di euro).

Il punto è che dovete sapere qual è il beneficio ottenuto dallo sforzo fatto di scrivere l’e-mail, perché anche se non avete pagato nessuno per farlo, dovreste sempre impiegare al meglio il vostro tempo, o no?

Puntare ad obiettivi specifici

Con una newsletter professionale è possibile puntare ad obiettivi specifici che mi daranno misure specifiche ed orienteranno al meglio le mie decisioni future. Qualche esempio?

  1. se l’obiettivo è il traffico al sito, la newsletter sarà fatta di anteprime degli articoli con i relativi link di approfondimento; e misurerò il maggior traffico ricevuto con Google Analytics (ne abbiamo parlato anche a proposito del web marketing);
  2. se l’obiettivo è vendere i propri prodotti, la newsletter sarà fatta di foto di prodotti con i link alle relative schede prodotto; e misurerò le maggiori vendite verificando il numero di ordini collegati ad utenti provenienti da newsletter (abbiamo già parlato delle variabili del fatturato di uno store);
  3. se l’obiettivo è dare visibilità ad un evento, la newsletter sarà interamente dedicata all’evento, con una grafica ad hoc ed una sola chiara call-to-action che punta ad una landing page altrettanto dedicata; da qui sarà poi facile misurare traffico e conversioni con Google Analytics.

Insomma, ogni volta non mi limito a guardare i tassi di apertura e i tassi di click della newsletter in senso stretto, ma misuro anche i risultati sugli obiettivi specifici cui tendevo.

Risolvere problemi

Una piattaforma per newsletter risolve problemi che, affrontati senza, sarebbero irrisolvibili o rappresenterebbero violazioni della privacy.

In un approccio di marketing, questo vantaggio viene in fondo ma dal punto di vista dell’esperienza di chi inizia ad usare una piattaforma professionale per inviare newsletter è certamente il primo vantaggio che viene sperimentato.

Ecco tutti i problemi che risolve:

  • la certezza che la mail sia recapitata al destinatario e non sia invece bloccata dall’antispam;
  • la certezza che sia visibile da tutti i possibili client di posta;
  • la certezza che sia visibile anche da mobile;
  • la certezza che vi sia anche una versione mobile in caso di guasti del client di posta del destinatario;
  • la certezza di essere a norma della privacy con gestione utenti, cancellazioni automatiche e gestione dei motivi per cui ci si cancella;
  • la certezza di rendere disponibili strumenti di condivisione social che funzionano;
  • la certezza di utilizzare template ben fatti;
  • la possibilità di gestire gli utenti dal punto di vista di marketing (liste e segmenti).

Quanto costa?

Poco in valore assoluto, pochissimo rispetto ai benefici (Roi).

Troverete piattaforme che costano zero se accettate di utilizzare i template standard che riportano il loro logo. Oppure che costano zero a patto di consumare poca banda e spedire i vostri messaggi in un arco temporale lungo.

Quando avrete voglia di rimuovere altri loghi che non siano il vostro e vorrete utilizzare template personalizzati, vi basterà chiamare una web agency che in poco tempo (e costi bassi) vi creerà template personalizzati.

Per spedire le e-mail con tempi rapidi, troverete offerte flat da 50 euro/mese o a consumo da 1 cent ad e-mail o simili.

I modelli di pricing ed i relativi listini cambiano e qui non volevo fare il comparatore, solo chiarire che lavorare in modo professionale aggiunge costi che vanno da zero a 50 euro/mese.

Insomma costa poco o niente, per rimediare alla brutta figura spendereste di più in pubblicità.

Cosa mi posso aspettare?

Se costa così poco, cosa mi sposso aspettare invece dal punto di vista dei benefici? Ovviamente un miglioramento, non una svolta epocale.

Iniziamo dalla distinzione tra DEM, Newsletter e email Transazionali. Le DEM (Direct Email Marketing) sono e-mail pubblicitarie inviate, nella maggior parte dei casi, a liste acquistate o in affitto. Hanno uno scopo commerciale e puntano ad una conversione immediata.

Le Newsletter sono e-mail informative tipicamente inviate ai propri contatti e clienti. Hanno uno scopo prevalentemente legato ad obiettivi di brand e fidelizzazione. I risultati si valutano sul medio termine.

Le email Transazionali sono e-mail generate in automatico a valle di un’azione dell’utente o di un suo specifico status (conferma registrazione, conferma ordine, auguri compleanno).

E’ evidente che la tipologia di e-mail impatta sui risultati attesi. In figura sotto i tassi di apertura (Open Rate), click (Click-Through Rate) e click dei lettori (Click-To-Open-Rate) per le Newsletter inviate in Italia nel 2014 tramite mailup (parliamo di più di 6,2 miliardi di e-mail inviate).

L’opera originale è disponibile qui: “http://bit.ly/osservatorio-mailup-2014“.

Ovviamente sono medie e non è un campione esaustivo. Ed ovviamente le vostre performance specifiche dipenderanno da come scrivete, dalle immagini che inserirete, dalla vostra reputazione presso i destinatari, ecc.

Ma quei valori, organizzati per settori merceologici e destinatari, possono rappresentare un utile riferimento per una prima valutazione dei vostri risultati.

Utilizzando le newsletter come strumento di marketing (e non di spam) farete bene alla vostra immagine aziendale, starete sugli obiettivi misurando i risultati e non dovrete più perdere tempo su problemi banali. E tutto questo ha tanto più valore quanto più frequentemente inviate la newsletter.

Presto imparerete, inoltre, che a mano a mano che lavorerete bene sulle newsletter, il focus dei vostri sforzi si sposta verso aree a maggior valore aggiunto: il reperimento e la messa a sistema di nuovi destinatari e la cura dei  contenuti che inviate loro. Ma questa è un’altra storia.

Buon lavoro a tutti 😉

——–

ps: la mail completa che invio ai miei spammer è questa:

Gentili signori,
(ringraziamento contestualizzato).

Posso chiedervi perché non utilizzate una piattaforma professionale di invio newsletter?

  1. Potreste scrivere testi più leggibili e belli;
  2. potreste tener traccia di chi legge la mail e di chi clicca nei link di approfondimento;
  3. potreste rispettare la privacy riportando il link “cancellami”.

Senza usare una piattaforma professionale di invio newsletter, invece, la vostra comunicazione appare poco professionale. E di conseguenza, il suo contenuto non ispira fiducia e non invoglia ad approfondimenti.

Mi piacerebbe conoscere il vostro parere a riguardo.
Grazie mille e buon lavoro, Luigi Chinese

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