Le strategie future dell’UE sull’IA

Al We Make Future di Bologna, Lucilla Sioli, direttrice dell’IA Office e tra le redattrici dell’IA Act dell’UE, ha discusso delle strategie future dell’Unione Europea in merito all’intelligenza artificiale. Il punto di vista emerso è tutt’altro che scontato e, in molti aspetti, condivisibile.

La premessa di ogni ragionamento è chiara: l’UE vuole sviluppare una propria IA per giocare un ruolo da leader mondiale. Questo punto di partenza non è affatto scontato, considerando che USA e Cina sono all’avanguardia nel settore. Tuttavia, l’Europa non intende dare per persa la battaglia e punta a essere protagonista.

Innovation Through Regulation

L’UE adotta l’approccio “Innovation Through Regulation”, ovvero regole che guidino e sostengano l’innovazione. Questa posizione è interessante e va controcorrente rispetto all’opinione diffusa che le regole limitino lo sviluppo. 

In genere, infatti, si sostiene che troppe regole limitino lo sviluppo tecnologico. Ma si dovrebbe fare notare, dice Sioli, che l’IA si è sviluppata altrove invece che in UE anche prima della normativa. E che tutta l’industria IT si è sviluppata altrove a prescindere dalla normativa, arrivata sempre dopo.

Le ragioni del primato della Silicon Valley sono molteplici: disponibilità di capitali di rischio, propensione al rischio degli imprenditori, cultura del fallimento come occasione di apprendimento, mercato del lavoro e dei consumi meno frammentati, l’uso di una sola lingua ecc. 

A queste considerazioni in genere si risponde: d’accordo, ma se vogliamo recuperare il tempo perduto, normare non è la strada, gli investitori ci snobberanno.

Anche in questo caso, però, abbiamo una controprova significativa: a settembre scorso, il Garante segnalò la necessità di adeguamenti in Chat GPT che fossero rispettosi della normativa sulla privacy.

La prima reazione fu di chiusura e i commenti più diffusi furono improntati al disfattismo: l’Italia perde il treno dello sviluppo dell’IA, saremo ai margini dello sviluppo della tecnologia del momento ecc.

Tempo un mese e Chat GPT ha accolto i rilievi, modificato l’algoritmo e reso nuovamente disponibile quella IA in Italia, tanto che con essa correggo questo post.

Quale Strategia per l’UE

Partendo dal fatto che l’IA è la tecnologia del futuro e che l’UE vuole giocare un ruolo da leader invece di utilizzare l’IA addestrata altrove, l’IA Act e l’IA office puntano su una strategia che sostanzialmente si basa su 2 punti:

  • federare i dati in UE;
  • dare accesso ai supercalcolatori pubblici (come per es, Leonardo).

Sul primo punto, il problema (e la soluzione) sono chiari in linea di principio: l’IA deve essere addestrata con una grande quantità di dati digitali che altrove esistono già mentre in UE non ancora perché ogni stato membro ha i suoi. 

Ecco perché l’UE intende investire nel collegamento e unificazione di questi DB, così che ricercatori e imprese europee abbiano la materia prima (i dati) su cui addestrare progetti di IA, in Europa e con dati europei, frutto della visione e cultura europea.

Il secondo punto, invece, risolve con risorse pubbliche la disponibilità di potenza di calcolo che altrove è disponibile grazie ai colossi privati (in USA) o allo stato dirigista (Cina). 

Se vuoi addestrare rapidamente ed efficacemente l’IA, oltre alla materia prima dei dati hai bisogno di potenza di calcolo che le Università pubbliche e i Centri di ricerca pubblici hanno: è necessario quindi finanziarne il potenziamento e regolamentarne il libero accesso.

Mi pare una strategia auspicabile da più punti di vista: di opportunità economiche, per non essere marginalizzati da USA e Cina; culturale, per ottenere IA che ci assomiglino di più; di geopolitica, per contare almeno tanto quanto le altre grandi potenze del mondo.

Il Dibattito

E’ stato interessante vedere riprodotto in aula più o meno il dibattito che ruota intorno all’IA anche sui testi di settore e gli altri seminari. Sintetizzo qui i 3 spunti emersi.

  1. Assumerete filosofi nella costruzione dell’IA europea? Risposta breve: Sì!
    Il tema generale è quello degli errori cognitivi della IA e come risolverlo: con un esempio estremo, se addestri l’IA a partire da contenuti razzisti, ti darà risposte razziste; se la addestri con una cultura da maschio bianco, ti restituirà contenuti da quella cultura. Da questi pericoli al desiderio di una IA Europea che sia invece più inclusiva, più attenta alla multiculturalità del nostro continente e alla necessità che non siano solo ingegneri bianchi a costruirla, il nesso è evidente. Da accogliere quindi favorevolmente i portatori di visioni altre.
  2. L’IA licenzierà? Risposta breve: Ni.
    Anche qui, il tema è ampio e complesso e volendo è lo stesso del progresso in generale: le macchine nel corso del tempo hanno dispensato gli uomini da alcuni lavori, così alcune persone hanno perso il lavoro, altri ne hanno trovato uno che prima non esisteva, altri si sono riconvertiti, il resto è stato sostenuto dallo stato sociale (per fortuna).L’IA promette di accelerare questo processo tanto che si parla della sfida del millennio: il processo per il quale l’IA sostituirà gli essere umani nelle attività di lavoro (spesso insieme alla robotica) sarà talmente veloce che, per la prima volta nella storia del genere umano, si intravede la possibilità che la specie umana non debba mai più lavorare per produrre quello di cui ha bisogno per vivere.Una sfida inedita nella storia dell’umanità che sarà duplice: da un lato, come distribuiremo la ricchezza prodotta da IA e Robot? Fino ad oggi, il tempo dedicato al lavoro era il criterio ma domani? quando faranno tutto loro e noi non serviremo, come ci re-distribuiremo il necessario? Distopia e Utopia a confronto; dall’altro, avremo da rispondere alla domanda: che faremo di tutto questo tempo libero? Una umanità che per millenni è stata abituata a lavorare per procurarsi da vivere, nel giro di pochi decenni si ritrova a non avere obblighi temporali, come reagirà? Non è scontato che tutti saranno felici e si dedicheranno alle arti e allo sport, sarà un cambiamento epocale da gestire.Nel frattempo, mentre andiamo verso i grandi scenari, giorno per giorno vedremo trasformazioni nelle organizzazioni aziendali e, di conseguenza, nel mercato del lavoro e dovremo adattarci tutti.
    Che tu sia imprenditore, manager o dipendente, inizia a studiare e sperimentare l’IA.
  3. Coinvolgerete i produttori UE nella scrittura degli standard e delle norme? Risposta breve: ovviamente sì.
    Ma poi c’è la risposta lunga, quali sono questi operatori privati? Abbiamo appena detto che in UE il mercato è frammentato e poco sviluppato (rispetto ai colossi citati) e che lo sforzo dell’Unione Europea è proprio quello di spingere il privato mettendo a loro disposizione le precondizioni: i dati federati e la potenza di calcolo.

Ben venga, quindi, se ci sarà uno sforzo congiunto per remare tutti nella stessa direzione.

 

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