I numeri di Facebook: 15 milioni di italiani, una grande occasione per le imprese
Di recente Website Monitoring ha pubblicato una mappa dei numeri di Facebook molto interessante (vedi sotto). Nella mappa ci sono le tappe salienti della società, lo sviluppo della piattaforma nel mondo, gli impressionanti numeri della crescita (dal 1° milione di utenti in meno di un anno, nel 2004, agli oltre 400 milioni di utenti agli inizi del 2010, in poco più di 5 anni)!
Certo, si può discutere dell'attendibilità dei dati. Ad esempio, si fa notare che molti profili attivi sono del tutto fittizi; che viene conteggiato come "tempo speso su Facebook" anche quello in cui tengo aperto il mio profilo ma in realtà faccio altro (come ora, mentre scrivo questo post); così come il fatto che la provenienza dei dati non è del tutto indipendente nè certificata.
Ma pure al netto di queste considerazioni, l'importanza sociale e la consistenza numerica di Facebook non sono in discussione.
Che cosa significa tutto questo per il business? Cosa significa per le imprese italiane il fatto che l'Italia è il 6° paese al mondo presente su Facebook con i suoi circa 15.000.000 di profili attivi? (il 25% della popolazione italiana, stando ai dati Istat)
La risposta è abbastanza scontata: un pubblico tanto vasto a cui rivolgersi rappresenta per l'impresa un'occasione di dialogo con potenziali clienti davvero fondamentale.
Non mi piace inseguire le mode acriticamente. Come ho già detto, Facebook non è per tutte le imprese, va inteso come uno strumento al servizio del marketing dell'azienda e non come la chiave del sicuro successo. Tuttavia, le sue potenzialità sono indubbie.
Ebbene, in che modo utilizzarlo? Cosa si può fare e cosa fanno le imprese di maggior successo? Ma soprattutto, funziona? Cosa ci si può aspettare da una pagina aziendale su Facebook? Ed infine, quanto costa attivarla e gestirla?
Ecco cosa fanno i marchi famosi su Facebook
Starbucks (che nella mappa citata figura come 8a fan page al mondo con i suoi 7 milioni di fan) pubblica sul suo profilo tutto quello che è comunicazione.
Certo, ci sono diversi vantaggi ad essere Starbucks e c'è da credere che la fan page sia diventata tanto famosa perchè si tratta di Starbucks e non viceversa. Le migliaia di interazioni degli utenti sulla pagina sono un chiaro segnale del suo successo. La pagina non solo è visitata e ricca di fan ma anche frequentata, animata, posseduta. I fan postano, commentano, interagiscono.
Alcuni elementi sembrano spiegare meglio questo successo (oltre la notorietà del marchio, s'intende):
- la coerenza tra business e strumento: il core business di Starbucks è l'intrattenimento ed il tempo libero ... come per Facebook;
- la qualità dei contenuti pubblicati (certo in gran parte resa possibile dai budget di comunicazione, che sono elevatissimi, basti guardare i video che postano ... quanto sarà costato quello sotto?);
- se poi tutto questo avviene mentre sono nel caffè, in mobilità, magari interagendo con altri fan/clienti Starbucks in altre parti del mondo, anche loro in mobilità, in altri caffè del mondo, l'esperienza si intensifica e si rinforza ulteriormente.
Il vantaggio nell'avere una fan page è indubbio anche per un gigante come Starbucks. Perchè milioni di suoi consumatori, nel proprio tempo libero, dedicano un po' del proprio tempo per lasciare un post sulla pagina. Ed in quel momento la relazione tra cliente e marchio si consolida e l'azienda ha l'occasione di nuove ulteriori comunicazioni.
Gucci, che pure è un marchio famosissimo e che comunque raccoglie oltre 690.000 fan (un terzo dei quali negli ultimi 6 mesi, come indica il grafico sotto) pare non ottenere lo stesso numero di interazioni. In pratica, sembra ci siano molte persone disposte a diventare fan (cosa per la quale basta un click) ma che poi, di fatto, interagiscono poco.
La coerenza delle proposte di contenuti e messaggi su Facebook non va intesa come declinabile solo in termini di puro intrattenimento, altrimenti non si spiegherebbe il successo di Emergency che, su temi decisamente più complessi ed impegnati, raccoglie quasi 190.000 fan che interagiscono attivamente con la pagina.
La coerenza è da ricercarsi, piuttosto, rispetto all'uso che i mei potenziali fan potranno fare di me (e dei miei contenuti) in Facebook.
Dal punto di vista dell'utente, Facebook è uno strumento di comunicazione attraverso cui dire, innanzitutto ai miei amici, i miei interessi, le cose che sto facendo, quelle che mi piacciono ... e mi aspetto di leggere le loro risposte ed i loro commenti su Facebook stesso.
Dal punto di vista di un'azienda, quindi, la coerenza è da ricercare in questo flusso, in questo processo d'uso dello strumento. Così trovano spazio sia la comunicazione di Starbucks che quella di Emergency. Mentre pare non trovarne quella di Gucci.
L'efficacia per il business di una pagina su Facebook
Ma funziona? Al di là delle interazioni sulla pagina, c'è un beneficio reale per il business? Compreso ciò che fanno gli altri e ciò che può fare un'impresa italiana, quand'anche la pagina sia viva dal punto di vista delle interazioni, cosa possiamo dire dell'efficacia per il business? Cosa possiamo aspettarci dall'apertura di una pagina pubblica su Facebook?
Una prima risposta è testimoniata da Starbucks: l'esperienza del consumatore è arricchita ed estesa da Facebook (questo spiega anche la scelta per molti di realizzare applicazioni in Facebook).
Una seconda risposta prova a darla Nielsen con la ricerca "Understunding the value of a Social Media Impression" che ho trovato qui. La ricerca sembra dimostrare come l'efficacia della pubblicità tragga beneficio da una precedente Social Media Impression, cioè da un contatto con la marca o il messaggio o il prodotto avvenuto nel contesto di un social, tramite la relazione con un amico.
Come si vede dal grafico, gli utenti esposti ad un contatto con la marca in un contesto di social network sono più reattivi alla pubblicità, ricordano più facilmente la marca e confermano le loro intenzioni di acquisto in misura maggiore.
Infine, una terza risposta riguarda il traffico che una fan page può portare al sito dell'azienda. Se per Starbucks il contributo è all'esperienza e, nella figura sopra, il contributo è alla maggiore efficacia della pubblicità, certamente esiste un ulteriore risultato rappresentato dalle visite che dalla fan page vengono portate sul sito.
In tal caso, gli utenti che da Facebook si spostano sul sito dell'azienda devono immediatamente trovare una continuità di navigazione: puntare alla home non serve a niente (la visita si traduce immediatamente in uscita) ma si deve, invece, far confluire la visita sulla pagina in cui trovare, verosimilmente, la prosecuzione di quanto aveva attratto l'utente sulla fan page.
Naturalmente, sarà poi compito del sito tradurre la visita in un contatto potenziale attraverso una efficace call-to-action (ma questa è un'altra storia). Per quel che riguarda Facebook, però, è importante ricordare che il traffico che proviene dalla fan page è misurabile, quindi è possibile verificare l'efficacia dell'investimento.
Sopra e altrove abbiamo detto i vantaggi di una fan page per le aziende. E per la verità, si potrebbe anche smettere. E chiedere, al contrario, chi vede controindicazioni nel tentare di parlare ad un pubblico di 15.000.000 di utenti, che è in continua crescita!
I costi di un profilo ben tenuto
Semmai, la questione è da porsi in termini di costi, specie quelli visibili richiesti da una web agency come la nostra.
Vorrei subito sgombrare il campo da dubbi: secondo me l'obiezione è leggittima. Facebook, come tutti gli strumenti di comunicazione, deve essere valutato secondo la capacità che ha di contribuire all'immagine e all'aumento dei contatti per l'impresa a costi ragionevoli (costo/contatto).
Purchè si calcolino in modo corretto tali costi. Spesso, infatti, un equivoco induce in errore: considerata la gratuità dell'accesso alla piattaforma, si ritiene di annullare il costo della web agency semplicemente non assegnandole l'incarico.
In realtà, il costo non viene annullato ma solo internalizzato. In termini di costo/contatto e valutazione dell'investimento, non cambia niente.
Ford, per esempio, stando a quanto leggo qui, ha internalizzato. E lo stesso ha fatto per i propri account su Twitter. Allo stesso modo, Il Sole - 24 Ore (anche su Twitter). Ma il fatto che questi marchi utilizzino risorse interne non significa che non sostengano costi per tenere aggiornati i loro profili di Facebook (a meno che quei dipendenti non lavorino agli account delle aziende nel loro tempo libero ... ).
Per saperne di più sull'argomento, si può vedere il servizio che Meetweb ha lanciato di recente proprio per l'attivazione e la gestione professionale di account Facebook per le aziende.
In conclusione
Facebook rappresenta una grande opportunità per le aziende italiane perchè vi trovano un pubblico vasto, attivo e ricettivo fatto di 15 milioni di utenti.
I vantaggi dell'apertura di una pagina su Facebook sono evidenti: vi sono vantaggi di immagine, di esperienza per i consumatori, di efficacia di pubblicità e comunicazione, di visite al sito.
Cogliere tali vantaggi, però, non è nè scontato nè privo costi: è necessario avere una precisa strategia di marketing, capace di individuare correttamente il target che si vuole raggiungere, verificare l'opportunità dello strumento Facebook, misurarne correttamente costi e risultati.
Per avere altre statistiche o per verificare i numeri proposti, è possibile consultare il sito facebakers.com. Le statistiche sono un po' imprecise (Gucci non è riportato tra i brand italiani, Repubblica non è presente tra i media italiani ... anche se poi entrambi sono presenti nel DB) ma è comunque possibile raccogliere informazioni utili come, ad esempio, quelle sugli utenti italiani in Facebook.
Qui sotto, infine, la mappa completa di Website Monitoring ed i link per rintracciarla in rete.
Articoli correlati
- Cosa chiedere alla web agency che realizzerà il nuovo sito aziendale?
- Quanto costa un video virale?
- Come lanciare un nuovo social network
- Come scegliere il social network in cui l’azienda dovrebbe investire?
- Social Marketing Business: gli strumenti di Linkedin
- Una matrice per riclassificare il web
- Come guadagnare con un social network?
- Applicazioni Facebook: promuovere un concorso virale. Il caso Social World Contest
- Facebook, dalla fan page al sito web. Il caso Angeli per Viaggiatori
- Una mappa per il web
Hi,
A few weeks ago you mentioned our infographic on Facebook history and statistics (http://www.website-monitoring.com/blog/2010/03/17/facebook-facts-and-figures-history-statistics/) on your website.
We have just published a new infographic – it is about Twitter and perhaps you might like it too: http://www.website-monitoring.com/blog/2010/05/04/twitter-facts-and-figures-history-statistics/
Kind regards,
Konrad
Pingback: Web marketing: 2 errori frequenti | meetweb blog
Ciao Luigi, ho pubblicato (opportunamente linkato, of course) alcuni estratti di questo tuo post sul mio blog per un articolo simile in merito all’utilità commerciale di Facebook. Spero non ti dispiaccia.
Complimenti ancora per l’ottima analisi.
Pingback: Saltare senza rete (sociale) « Comunicazioni Positive
Pingback: La morte del web e i lati oscuri di Facebook | meetweb blog
Pingback: Internet: potere degli dei o democrazia? parte seconda | Bambini | Donna Moderna
Pingback: Come e perchè impiegare Twitter per il tuo business | meetweb blog