Il web 2.0 obbliga le aziende a ripensare la loro presenza online
Cercando una rappresentazione del web 2.0 ho trovato quella di FutureExploration in cui sono posizionate le maggiori applicazioni del web 2.0 (la mappa è aggiornata a qualche mese fa):
- Sull’asse orizzontale c’è l’insieme delle opzioni che ho per interagire sui contenuti digitali, andando dall’estremo a sinistra in cui “produco” e “condivido” contenuti (content sharing); fino al lato destro della figura, dove ho la possibilità di raccomandare, “taggare”, “organizzare” il contenuto (recommendations/filtering);
- sull’asse verticale, invece, l’insieme delle opzioni relative all’interazione, da quando fruisco autonomamente delle funzioni dell’applicazione in alto (web application) a quando la sostanza dell’interazione si fa con altri utenti (i social network, in basso nella figura).
Questa rappresentazione non è l’unica possibile del web 2.0, ovviamente, né la più famosa. Ma ha il pregio della sintesi e dell’efficacia: in effetti in essa si possono posizionare le applicazioni più note del momento. Qualche esempio?
- Cominciando dalle più famose, nel quadrante in basso a sinistra, YouTube, Flickr e Wikipedia, tanto per cominciare, sono certamente applicazioni in cui prevale la creazione e condivisione di contenuti multimediali (video, foto, testi);
- ed in fondo in Myspace.com (e Facebook, assente nella mappa) creo e, soprattutto, condivido le stesse tipologie di contenuti; ma la logica che prevale è quella del social network, dell’interazione tra utenti finalizzata all’intrattenimento (o alle relazioni di lavoro, come nel caso di LinkedIn);
- di tutt’altro genere sono le applicazioni nel quadrante in basso a destra: Last.FM, per esempio, mi consente di ascoltare musica e di “taggarla” come preferisco; di commentarla e condividerla; ci sono le funzioni del social ma prevale la possibilità di organizzare il contenuto disponibile; più spinto in questo è Digg in cui raccolgo commenti su risorse web trovate altrove e raccolte sul mio pannello per condividerle con altri;
- se ci spostiamo nel quadrante in alto a destra, troviamo applicazioni in cui il cuore del sistema è dedicato al singolo utente, in cui il singolo utente fruisce delle funzioni che gli sono più utili: su Bloglines, per esempio, posso aggregare facilmente i contenuti web che mi interessano di più e seguirli in un’unica interfaccia che li aggiorna senza costringermi a navigare molti siti; qui c’è poca interazione e nessuna produzione, poco tagging … ci sono funzioni per me;
- infine, nel quadrante in alto a sinistra (normalmente è da qui che si comincia :-)) trovo ancora funzionalità per il singolo utente ma questa volta maggiormente votate alla creazione di contenuti; fatevi un giro su Blogger, WordPress (ancora assente nella mappa sopra) o Zoho (ormai il senso è chiaro).
Ma perché dovrebbe interessarci?
Beh, c’è un’altra immagine che mi ha colpito questi giorni allo Iab di Milano, proposta da Mauro Lupi (per approfondimenti, su SlideShare la presentazione … guarda caso un’altra applicazione web 2.0 di condivisione di contenuti digitali … )
Forse ora è più chiaro: se il consumatore/utente è così radicalmente cambiato, consapevole, attivo, attore, autore; e se il panorama del web è tanto diverso da chiamarsi 2.0; e se in questo panorama quell’utente è già presente e si trova perfettamente a suo agio; come devono ripensare la loro presenza online le aziende?
Ovviamente la risposta non è banale. E noi in Meetweb qualche idea ce l’abbiamo :-)) Ma quel che è certo è che è necessario cominciare da uno sforzo di comprensione delle novità (che ormai per molti sono quotidianità) e da lì ripensare (poco o molto) la propria interpretazione del web.
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